sabato 27 ottobre 2012
martedì 16 ottobre 2012
sabato 13 ottobre 2012
Come viene eletto l’uomo più potente del mondo? Il complesso meccanismo delle presidenziali USA
Nell’immaginario collettivo della
popolazione mondiale, negli Stati Uniti d’America il Presidente è eletto per votazione
diretta dai cittadini…spiacente, le informazioni che avete avuto fino ad ora
erano quantomeno inesatte; ma non è tutta colpa vostra, ai media fa comodo far
credere che le cose vadano così. Prima di tutto ogni singolo cittadino
statunitense per partecipare alle votazioni deve iscriversi con congruo
anticipo alle liste elettorali presso un qualsiasi ufficio pubblico: al
compimento del diciottesimo anno di età è possibile effettuare questa
registrazione, quindi ad oggi i potenziali elettori sarebbero circa 200
milioni.
Nel 2000 si iscrissero alle liste
elettorali in 130 milioni ed i votanti effettivi furono 111 milioni; nel 2004
ci fu il record di iscrizioni per votare, ben 143 milioni e di questi si
recarono alle urne in 126 milioni. Al momento della registrazione l’elettore
può dichiararsi democratico, repubblicano o indipendente così da partecipare
anche alle Primarie “chiuse”, ovvero le consultazioni per scegliere il
candidato presidente del proprio partito; quest’adesione, ad ogni modo, non
comporta alcun obbligo o assegnazione di una qualsiasi tessera, ed è pertanto
possibile anche cambiare schieramento e preferenza al momento dell’elezione
presidenziale.
Per diventare presidente, a parte i tre
requisiti imposti dalla Costituzione (almeno 35 anni di età, americano per
nascita, residente negli USA da oltre 14 anni), si devono superare diversi
ostacoli prettamente interni ad ogni singolo schieramento politico. Per prima
cosa ci sono i Caucus, ossia
“consiglio ristretto”, che non sono altro che riunioni degli attivisti politici
a livello distrettuale che selezionano i delegati del partito per i comizi provinciali,
i quali a loro volta scelgono i delegati per i comizi a livello statale: questi
indicano i delegati alla Convention
nazionale del partito che elegge il candidato presidente. Il passo decisivo
che, la maggior parte delle volte porta a veri e propri scontri fratricidi,
avviene nelle Primarie, ossia
elezioni interne al partito che servono per scegliere il candidato a una certa
carica pubblica (il Presidente ma anche deputati, senatori e governatori); si
svolgono in ogni Stato e possono essere “chiuse”, cioè riservate a chi
iscrivendosi nelle liste elettorali si è dichiarato elettore di quel partito,
oppure “aperte”, ovvero accessibili a tutti i cittadini.
Meta finale di questo percorso per
accaparrarsi la candidatura a Presidente è la Convention, che altro non è che l’investitura simbolica da parte
del partito che elegge il suo rappresentante alle elezioni in questo
appuntamento conclusivo del sistema passato per Primarie e Caucus. Insieme
al Presidente, e come accade ogni due anni in novembre, i cittadini votano
anche per rinnovare l’intera Camera
(435 membri) ed un terzo del Senato
(24 dei 100 membri cercano la riconferma).
Negli Stati Uniti d’America i cittadini
hanno cinque strumenti per votare, diversissimi tra loro, e che si
differenziano anche per comodità ed affidabilità: lo Scan ottico permette di rilevare la preferenza sulla scheda con uno
scanner, un lettore ottico; il Direct
Recording Electronic (o touch screen) permette all’elettore di votare
toccando lo schermo interattivo di un computer (questo strumento non produce
alcuna registrazione cartacea, il che impedisce un eventuale controllo
incrociato dei voti); il Lever è un
sistema meccanico che consente di esprimere il proprio voto azionando una serie
di levette; il Punchcards è un
meccanismo a punzonatura in cui la scheda viene perforata con un punteruolo per
dare la propria preferenza (nel 2000 questo sistema creò non poche difficoltà
in Florida per lo spoglio conclusivo); poi c’è la scheda cartacea utilizzata
soprattutto negli Stati centrali, e utilizzata, naturalmente per l’Absentee vote, ossia il voto per
posta che permette ai non residenti di esprimere la loro preferenza solo nel
caso si siano registrati preventivamente presso le sedi diplomatiche o si siano
fatti inviare la scheda in questione dal proprio ufficio elettorale.
I cittadini che hanno dimenticato
d’iscriversi per tempo nelle liste elettorali o non lo hanno fatto per vari
altri motivi ma poi decidono lo stesso di andare a votare, lo possono fare: le
loro preferenze verranno messe da parte ed eventualmente prese in
considerazione e conteggiate dopo dieci giorni dall’Election Day (sempre il primo martedì dopo il primo lunedì di
novembre, ogni 4 anni) nel caso risultassero decisivi per l’assegnazione di
quel determinato Stato i voti cosiddetti Provisional,
provvisori: ad ogni modo, nella storia delle elezioni presidenziali
statunitensi, quasi mai sono state conteggiate queste preferenze.
Come già detto in precedenza con il voto ai seggi i cittadini non eleggono direttamente il Presidente ma nominano un collegio elettorale di 538 Grandi Elettori: il numero dei Grandi Elettori a disposizione di ogni Stato è pari al numero dei suoi senatori (sempre due per ogni Stato) sommato al numero dei rappresentanti alla Camera (che può variare ad ogni censimento decennale, e quindi ogni Stato dispone di un bacino di grandi elettori in proporzione al numero degli abitanti); al totale vanno aggiunti i tre fissi che rappresentano il Distretto di Columbia.
I Grandi Elettori vengono assegnati a
livello statale con un criterio squisitamente uninominale, unica eccezione lo
Stato del Maine, dove l’assegnazione avviene con un sistema proporzionale: il
candidato alla presidenza che ottiene più voti popolari, conquista l’intero
pacchetto di Grandi Elettori di quello Stato.
I candidati alla carica di Grande Elettore sono scelti dai partiti, secondo modalità che variano da Stato a Stato; inoltre in dieci Stati, tra cui Kansas e Mississipi, il loro nome compare sulle schede insieme a quello dei candidati alla Presidenza e alla Vicepresidenza. Il lunedì successivo al secondo mercoledì di dicembre i Grandi Elettori convergono nelle capitali dei rispettivi Stati e procedono alle votazioni, una per il Presidente e una per il Vicepresidente: le loro schede elettorali sono inviate al Presidente del Senato che, il successivo 6 gennaio, ne dà lettura di fronte ad entrambe le Camere del Congresso in seduta congiunta.
Nel caso in cui nessuno dei due
candidati abbia raggiunto la soglia dei 270 voti utili ad avere la maggioranza
dell’intero collegio di Grandi Elettori, è la Camera a scegliere il Presidente.
Questo sistema elettorale oltre alla confusione che crea normalmente ogni quattro
anni, tra false registrazioni alle liste elettorali addirittura di gente
deceduta o impossibilità per alcuni cittadini di sapere dove andare ad
iscriversi e quindi negazione del diritto di votare (per non parlare di milioni
di non residenti che o non sanno se le loro preferenze serviranno mai a
qualcosa o non hanno la possibilità di esprimerle dato che non risultano i loro
nomi nelle sedi diplomatiche e le schede arrivano a domicilio raramente), porta
ad anomalie che fanno riflettere non poco se associate all’elezione dell’uomo
più potente del mondo, Presidente di quella che è considerata la più grande
democrazia esistente: innanzitutto non essendoci il voto popolare diretto è
possibile che il candidato che ottiene più preferenze popolari perda le elezioni;
è già successo nel 1824 quando John Quincy Adams fu preferito dalla Camera ad
Andrew Jackson che pure aveva ottenuto sia più voti popolari che Grandi
Elettori di lui (ma, naturalmente, non tutti i 270 voti necessari); poi è
capitato nel 1876 quando Hayes prevalse su Tilden per Grandi Elettori ma non
per volontà popolare; allo stesso modo, nel 1888, Benjamin Harrison sconfisse
Cleveland e, nel 2000, George W. Bush la spuntò su Al Gore.
Questa è una conseguenza dell’origine
federale degli USA: ciascuno Stato ha le proprie leggi in materia di elezioni e
di nomina dei Grandi Elettori, nonché nella scelta dei meccanismi di voto;
infatti, con il passare degli anni, molti Stati stanno cercando di riparare a
questa grossa falla del sistema elettorale emanando leggi che impongano ai loro
Grandi Elettori di non tradire il voto popolare.
Tutto ciò era stato deciso dai Padri
Costituenti che avevano scelto questo meccanismo non fidandosi in tutto e per
tutto del popolo e concependo l’idea di questi delegati il cui compito cessava
con la nomina del Presidente, indipendentemente dal mandato dei
cittadini-elettori…sarà patetica come sensazione ma non mi sembra il non plus
ultra della democrazia l’idea originaria dei Padri Costituenti: segni
premonitori? Chi lo sa!
La grande corsa alla Casa Bianca termina
con l’insediamento: a mezzogiorno del 20
gennaio, il Presidente, prima di entrare in carica, pronuncia la seguente
dichiarazione di giuramento: “Giuro solennemente che adempierò con fedeltà
all’ufficio di Presidente degli Stati Uniti e che con tutte le mie forze
preserverò, proteggerò e difenderò la Costituzione degli Stati Uniti”
Non poche volte colui che ha pronunciato questo giuramento si è trovato ad essere smentito dai fatti, vuoi per incompetenza, vuoi per negligenza, vuoi per manie di onnipotenza: e purtroppo ad essere tradito in questi casi non è stato solo il popolo americano ma la gran parte della popolazione mondiale le cui sorti dipendono dalle decisioni della Casa Bianca.
A breve una minuscola parte di
americani, chissà quanto rappresentativa dei propri connazionali, dovrà
scegliere il nuovo Presidente USA : riconfermare Barack Obama o scegliere lo
squalo Romney?
Nelle critiche condizioni economiche e
non in cui versa l’America servirebbe una svolta epocale…un Presidente che
rispetti la Costituzione.
Paco De Renzis
domenica 7 ottobre 2012
sabato 6 ottobre 2012
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