mercoledì 26 ottobre 2011

NAPOLI COME PARIGI:L'ACQUA E' DI NUOVO PUBBLICA


Il Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua e il Comitato Acqua Pubblica Napoli salutano con gioia e soddisfazione il voto del Consiglio Comunale di Napoli che ha approvato, sostanzialmente all'unanimità, la trasformazione dell'azienda "Arin S.p.a." in “Acqua Bene Comune Napoli”, un ente di diritto pubblico che gestirà le risorse idriche.
Si tratta delle prima effettiva attuazione del voto referendario, e della volontà di 27 milioni di cittadini, in una grande città: a Napoli l'acqua torna pubblica.
Si compie il primo, storico, passo verso la ripubblicizzazione del servizio idrico nel nostro paese.
Ci aspettiamo adesso che tutte le altre città seguano l'esempio napoletano e che oltre alla ripubblicizzazione si vada nella direzione di una reale partecipazione dei cittadini e dei lavoratori nella gestione del Servizio Idrico Integrato.
Da ieri, 26 ottobre, inizia il percorso della gestione pubblica e partecipata del servizio idrico, a cui tutti i cittadini e tutte le cittadine saranno chiamati a contribuire.
L'acqua torna ed essere un bene comune e nessuno, d'ora in poi, potrà dire che non si poteva fare. Su acqua e referendum indietro non si torna.

NAPOLI:HASTA LA VICTORIA, SIEMPRE! di Alex Zanotelli


ALEX ZANOTELLI
26 OTTOBRE 2011
NAPOLI : HASTA LA VICTORIA, SIEMPRE!

E’  un momento questo di gioia e di festa per Napoli perché è diventata la capitale italiana dell’acqua pubblica, la “Parigi d’Italia”. Infatti oggi 26 ottobre  2011, il Consiglio Comunale di Napoli , in seduta pubblica e solenne al Maschio Angioino, vota la ripubblicizzazione del servizio idrico, che sarà gestito da un Ente di Diritto Pubblico ,”Acqua Bene Comune Napoli “ in sostituzione dell’Arin Spa. Napoli diventa così la prima grande città italiana che decide di ‘obbedire’ al Referendum sull’acqua (12-13 giugno 2011),ripubblicizzando la propria acqua e ripudiando la formula della Spa.
E’ una grande lezione che questa città così  bistrattata dona a tutto il paese. Per questa vittoria  siamo grati al nostro sindaco L.De Magistris e al prof. A.Lucarelli, assessore ai Beni Comuni, ma soprattutto dobbiamo dire grazie alla tenacia e alla grinta dei Comitati Campani per l’acqua pubblica. Sono loro i veri artefici di questa straordinaria vittoria :è la cittadinanza attiva di questa città e regione , che si è impegnata a fondo e per lunghi anni, per difendere la Madre, l’acqua, la madre di tutta la vita. Infatti è dal 2004, quando i 150 comuni di Napoli e Caserta avevano votato la privatizzazione dell’acqua, che i comitati  si sono battuti per ottenerne la ripubblicizzazione .
Uno straordinario impegno dei comitati è riuscito, in meno di due anni, a rovesciare quella decisione. Il 31 gennaio 2006 i sindaci di Napoli e Caserta ne votarono la ripubblicizzazione . Fu però una vittoria di Pirro, perché non fu mai tradotta in atto amministrativo per la netta opposizione di Bassolino-Iervolino. Ma il movimento non si è mai arreso e , aiutato da notevoli figure come il prof. A.Lucarelli e l’avv. M. Montalto, è riuscito a contenere le forze privatizzatrici. La svolta è arrivata con l’elezione di De Magistris a sindaco di Napoli (l’acqua pubblica era  uno degli obiettivi della sua campagna elettorale) e con  la vittoria del Referendum sull’acqua . Infatti il primo atto da sindaco  è stato quello di scegliere il prof. A.Lucarelli come Assessore ai Beni Comuni(il primo in Italia!) con delega sull’acqua .Ed è Lucarelli che  ci ha portato a questa grande vittoria .     
Dobbiamo celebrare, fare festa, sia per la vittoria del Referendum, sia per questa vittoria tutta napoletana. Invece  incomprensioni,sospetti, intolleranze hanno preso il sopravvento nel movimento. Questo è grave  perché siamo lo straordinario popolo dell’acqua che ha vinto con il referendum ,una vittoria che tutto il mondo ci invidia. Smettiamola di guardarci l’ombelico, rimbocchiamoci le maniche : il lavoro che ci attende è enorme. E lo faremo se sapremo stare uniti, lavorare insieme,fare rete. Quando inizieremo a premere su Milano, Torino, Genova, Roma …  perché si ripeta il ‘miracolo’ di Napoli? Tocca a noi, ai comitati locali, al Forum nazionale. E’ un compito immenso quello che ci attende:tradurre localmente il Referendum , in barba ai partiti, in barba ai potentati economico-finanziari.
Per continuare l’impegno sull’acqua, il FORUM nazionale dei comitati dell’acqua ha indetto una manifestazione nazionale a Roma, il 26 novembre e in questa occasione, lancerà una campagna di “Obbedienza civile”: si invitano tutti i cittadini/e ad “obbedire” alle decisioni referendarie. Una di queste è che non si può guadagnare sull’acqua , per cui chiederemo a tutti i cittadini/e di autoridursi le bollette del 7%.Infatti  quel 7% , dato per  la remunerazione del capitale , è stato abolito dal Referendum. 
Il lavoro  che ci attende è immenso ,e interesserà  non solo l’Italia, ma anche l’Unione Europea.
Per questo, proprio sull’onda della grande vittoria napoletana, il 10-11 dicembre 2011 si terrà a Napoli il primo incontro della Rete Europea dei  comitati per l’acqua pubblica. Questo per portare un milione di firme al Parlamento Europeo perché dichiari l’acqua un bene comune.(A Bruxelles le multinazionali fanno una pressione enorme sul Parlamento perché dichiari l’acqua una merce). Ma il nostro deve essere un impegno mondiale. Dobbiamo prepararci ad andare a marzo a Marsiglia dove si terrà il Consiglio Mondiale dell’acqua che è nelle mani della Banca mondiale e delle multinazionali dell’acqua. Noi dobbiamo forzare l’ONU a convocare il suo Consiglio Mondiale dell’Acqua per  proclamare al mondo che l’acqua è un diritto fondamentale umano,è un bene comune che deve essere gestito come “patrimonio  dell’umanità”. Con i cambiamenti climatici in atto, con gli scioglimenti di ghiacciai e nevai, con sempre meno acqua potabile disponibile per una crescente popolazione , rischiamo di avere ,oltre ai 50 milioni di morti per fame, 100 milioni di morti per sete all’anno. L’impegno per l’acqua è un impegno per la vita.   
“Nel nostro pianeta ogni forma di vita può nascere e svilupparsi solo in presenza di acqua-ha scritto molto bene Roberto Lessio- che si tratti di un germoglio di un seme nella terra, dell’incubazione di un uovo,della fecondazione e dello sviluppo  di un embrione in utero. L’acqua è il punto di congiunzione tra il nulla, la vita e il Creato.” 
Diamoci da fare perché vinca la Vita!

martedì 18 ottobre 2011

DRIVE:l'atipico noir che diventerà cult



Un noir truccato da film d’azione, “Drive” è un’opera pregevole per scelte narrative, per interpretazioni e per una regia di notevole livello. Ci sono almeno tre o quattro scene che fanno Cinema, che rimarranno nell’immaginario della storia della Settima Arte, da quella nell’ascensore a quella della rapina finita male, ma non da meno sono la sequenza d’apertura della pellicola con la famosa frase “dei 5 minuti” che il protagonista pronuncia a telefono e l’epilogo sorprendente fatto di ombre e sangue.
La storia è quella di Driver (nomen omen o molto probabilmente nome falso) che lavora come stuntman nelle produzioni di Hollywood di giorno mentre di notte fa l’autista durante le rapine guidando le automobili come un pilota provetto per le strade di un’atipica Los Angeles. Driver è taciturno e misterioso, non ha passato e il suo presente pare non poter essere scosso da alcuna emozione: la fisicità e lo sguardo sono di ghiaccio, i movimenti e le azioni precise e meticolose…lavora anche in un’officina che serve a lui e al suo agente-intermediario come copertura. La città degli angeli può anche essere squallida lontano dai boulevard e dagli studios e le esistenze di chi cerca di sopravvivere a dispetto dell’infame destino spesso si incrociano così come succede a Driver quando incontra la giovane Irene, madre di un bimbo con cui vive da sola perché il marito è momentaneamente in galera; lo stuntman con la ragazza e il figlioletto scopre, o riscopre, emozioni che aveva accantonato e l’istinto di protezione nei loro confronti lo porterà a cambiare il corso della propria vita.
Nei panni di Driver c’è Ryan Gosling, uno degli attori più promettenti della scena cinematografica contemporanea (“The Believer” ce lo fece scoprire qualche anno fa): la sua è una interpretazione egregia per un personaggio che parla poco, quasi nulla ed esprime tutto con lo sguardo che da gelido diventa familiare e rassicurante in un attimo, e gli stravolgimenti emotivi del protagonista paiono impercettibili in alcuni momenti mentre si palesano quando la macchina da presa si sofferma alcuni secondi sul volto di Driver sia che lo segua in una camminata lungo il corridoio sia che lo accompagni nelle scorribande automobilistiche notturne sia che rapisca la tenerezza sprigionata dai suoi occhi mentre guarda il bimbo della vicina.
Il regista norvegese Nicolas Winding Refn ha creato un piccolo gioiello che non è giusto definire di genere perché i film d’azione non hanno quasi mai una tale profondità narrativa, nemmeno lo stesso tipo di ricerca esplorativa che l’occhio di Refn rende fondamentale per l’intera durata di “Drive”: la regia mette lo spettatore sul piano emotivo del protagonista, non permettendo di eliminare o dimenticare i dubbi sui motivi che lo hanno reso come è, e tanto meno tenta di semplificare la situazione imboccando con accenni didascalici al passato di Driver; la storia raccontata deve essere il pensiero principale di chi guarda il film ma dall’inizio alla fine e sicuramente anche oltre i titoli di coda il pubblico deve provare a ricercare risposte a quelle domande che la sceneggiatura (tratta dall’omonimo romanzo di James Sallis) impone con magnetica e geniale astuzia narrativa. La regia è stata giustamente premiata con la Palma d’Oro al Festival di Cannes ma non è escluso che la stagione dei riconoscimenti sia appena cominciata per Drive”.

Paco De Renzis 

articolo pubblicato su l'indiependente webzine
e in versione ridotta sul numero di ottobre de il mediterraneo 

lunedì 17 ottobre 2011

DE LAURENTIIS AL NAPOLIFILMFESTIVAL…TRA CINEMA E POLITICA (video della serata)







Il presidente del Napoli e della Filmauro Aurelio De Laurentiis è stato ospite di uno degli Incontri Ravvicinati organizzati dal NapoliFilmFestival  nell’Auditorium di Castel Sant’Elmo. Come gli altri ospiti delle serate il Presidente ha dovuto selezionare alcune sequenze tratte dai film che più ha amato e la sua scelta è andata su La Strada di Federico Fellini, Rashomon di Akira Kurosawa e Spartacus di Stanley Kubrick. La chiacchierata fatta con il giornalista Antonio Monda è stata molto interessante per la numerosa platea dell’Auditorium anche perché De Laurentiis ha parlato prevalentemente di Cinema toccando numerosi punti riguardanti la Settima Arte, dalla produzione alla distribuzione, dagli aneddoti dei tempi in cui si producevano in Italia circa 300 film all’anno (oggi a stento si supera la settantina) a quelli sul modo di fare Cinema di quelli che secondo lui sono gli unici veri grandi registi mai esistiti, Fellini – Kurosawa – Kubrick: di Fellini ha ricordato il fatto che i due film prodotti dal padre e dallo zio hanno vinto entrambi l’Oscar (La Strada e Le Notti di Cabiria) e ha menzionato anche il motivo di dissidio che fece interrompere il felice sodalizio tra la produzione De Laurentiis e il regista che non volle cambiare la sceneggiatura de La Dolce Vita e visto che lo zio Dino non ammetteva assolutamente che in un film ci potesse essere un padre che uccide i propri figli la loro relazione artistico-professionale si concluse prima di quel film. Di Kurosawa ha ricordato come per Rashomon chiese a tutta la troupe compreso il cast di vivere in assoluta compenetrazione con l’ambiente che nel film veniva raccontato, e poi ha raccontato di come all’uscita del film in Italia i primi manifesti riportassero erroneamente il nome del regista senza la lettera K che in quegli anni nel nostro paese non era vista di buon occhio e per nulla usata e quindi Akira era diventato Achira e Kurosawa, Curosawa. Su Stanley Kubrick ha detto che è stata la dimostrazione lampante che si può essere maestri di Cinema anche girando film di genere e lui ne ha fatti di meravigliosi e tutti diversi tra loro.
Aurelio De Laurentiis non ha disdegnato accenni alla politica e al totale menefreghismo dei governi verso la Cultura che dovrebbe essere la prima e più grande risorsa economica dell’Italia mentre viene vista come un peso e addirittura maltrattata e rifuggita dal Ministero che se ne dovrebbe occupare; ha approfittato per dire la sua sui gravi fatti di Roma con la città messa a ferro e fuoco durante la manifestazione del 15 ottobre secondo lui non certo dai manifestanti pacifici molti dei quali erano romani e non avrebbero mai deturpato la loro città, ma da infiltrazioni probabilmente studiate a tavolino per creare tensione. Per concludere ha parlato di quello che Napoli deve diventare, della speranza che si deve avere sul futuro della città anche grazie al nuovo sindaco Luigi De Magistris con cui ha grandi progetti (compreso lo stadio) e per fortuna di tutti non è un burocrate che fa solo parole: ha però specificato che ognuno dei napoletani deve fare la sua parte per rimettere le cose a posto e  tutti insieme bisogna credere che è possibile farlo.


Paco De Renzis
Ecco i video di alcuni momenti dell'Incontro Ravvicinato col Presidente De Laurentiis:


   



mercoledì 12 ottobre 2011

TUTTI PER UNO – il mondo "cambiato" dai ragazzini


L’uso dei bambini nel cinema troppe volte avviene in maniera furbesca così come in molte situazioni riguardanti la comunicazione della nuova era: attirare pubblico mostrandoli e trattandoli come fenomeni da baraccone o il più delle volte per intenerire in maniera ricattatoria il consumatore. Il cinema francese da “Zero in condotta” di Jean Vigo fino a buona parte della filmografia dei fratelli Dardenne passando per quel capolavoro di Truffaut che va sotto il titolo “I 400 colpi” ha sempre ribaltato la funzione dei bambini che la convenzione promozionale imponeva al mercato, fosse esso pubblicitario o cinematografico: i bambini, in queste opere, vivevano i problemi alla stregua degli adulti spesso venendone travolti e subendone conseguenze per la vita. L’abilità narrativa dei cineasti transalpini era nel non dare per scontato che trovandosi al cospetto di protagonisti in tenera età le storie prendessero una piega ben definita e risaputa, e l’evoluzione degli eventi non doveva impietosire lo spettatore ma emozionarlo nell’immedesimazione facendolo tornare piccolo anche se non per forza di cose spensierato e speranzoso. Questa prerogativa di molti dei registi francesi trova riscontro e seguito nell’ultima pellicola di Romain Goupil: l’eleganza di film come “Tutti per uno” sta nel portare alla ribalta questioni serie e problematiche sociali quali l’immigrazione attraverso la delicatezza, la follia e l’entusiasmo dei bambini. La storia viene narrata da Milana, un’anziana signora cecena, nell’anno 2067 e racconta di quando nel 2009 da bambina, a Parigi, rischiò di essere rimpatriata perché così come i suoi genitori non aveva permesso di soggiorno: erano i giorni in cui con controlli a tappeto le forze dell’ordine verificavano la presenza nei quartieri delle città francesi dei “sans papiers”, di clandestini, così da rimpatriarli una volta scovati. Molti di questi controlli avvenivano anche nelle scuole per arrivare a trovare i figli degli immigrati per poi risalire alle famiglie; così quando Youssef, un compagno di classe di Milana, all’improvviso viene prelevato dalla polizia e rimpatriato con genitori e fratelli, alcuni bambini amici della piccola cecena decidono di organizzare una fuga per non permettere che a lei avvenga lo stesso. L’epilogo della storia di Milana, il suo narrarla da un futuro senza razzismo, rimpatri forzati, inutile violenza, sa di utopia ma è anche l’emblema di una necessità di affidare ai più piccoli i possibili cambiamenti di questa società; come se fossero i bambini gli unici legittimi depositari di un’eventuale e inevitabile rivoluzione. Accanto a un gruppo di sorprendenti piccoli interpreti, protagonisti che riescono in maniera pregevole a far scorrere il ritmo della narrazione, c’è una bravissima Valeria Bruni Tedeschi, sempre più versatile e certamente a suo agio in un’opera lodevole e apprezzabile come quella del regista Goupil.    

Pasquale De Renzis


martedì 11 ottobre 2011

TOMBOY la ricerca dell’identità sessuale in un film sulla fine dell’infanzia


Chi ha voluto affibbiare etichette ad un film come Tomboy non ha perso tempo e ha cavalcato battaglie pro e contro una storia che non aveva nessuna intenzione di catechizzare o imporre tesi sociali sulla sessualità degli esseri umani. La regista francese Celine Sciamma, di origini italiane, ha girato una pellicola sulla fine dell’infanzia, prendendo spunto da una piccola grande bugia di una bambina che si finge maschio con il gruppo di nuovi amici del paese in cui si è dovuta trasferire con la famiglia. La delicatezza, la sensibilità, e la profonda semplicità della narrazione rendono Tomboy (in gergo inglese significa “maschiaccio”) un’opera poco convenzionale sul mondo dei bambini anche perché si racconta senza esasperazione il tema dell’identità sessuale che per scherzo, per opportunismo o magari per inconscia necessità irrompe nella vita della protagonista Laure portandola a vivere un’esperienza in cui emozioni contrastanti di gioia, delusione, vergogna, rabbia e profondo affetto segneranno emblematicamente la fine della sua infanzia. Non aspettatevi nulla di crudo o sconvolgente da questo film, non ci sono scene scandalose o immagini che possono turbare la suscettibilità di qualcuno: Tomboy è una bellissima storia che non analizza o moralizza e di certo non pretende di spiegare dove e quando nasce l’omosessualità in una persona, anzi non parla affatto dell’omosessualità come ha voluto precisare la regista, e la scena finale lascia spazio ad ogni tipo di interpretazione sul futuro della protagonista. Scritto in tre settimane, girato in venti giorni con 500mila euro e senza attori famosi, il film della Sciamma, venduto in tutto il mondo dopo aver sorpreso ai Festival di Berlino e Torino, è una significativa dimostrazione di cinema innovativo e indipendente che può aspirare al successo anche senza effetti speciali e risate popolari.


Paco De Renzis

lunedì 10 ottobre 2011

SAN GREGORIO MAGNO:ALLUVIONE 7 OTTOBRE 2011

Le colate detritiche di San Gregorio Magno (Salerno) del 7 ottobre 2011

Tra le ore 19 e le 24 del 7 ottobre la parte occidentale del territorio comunale di San Gregorio Magno è stata interessata da alcune colate detritiche e detritico-fangose che hanno invaso l’area pedemontana dove si trova l’agglomerato di Teglia (figura 1).
I flussi rapidi si sono incanalati nel Vallone Matruro e nel Vallone Vadurso che hanno un bacino imbrifero che interessa il rilievo di Monte Paratiello-Monte Ogna con spartiacque intorno ai 1200 metri di quota. La zona pedemontana antropizzata si trova allo sbocco dei valloni tra le quote comprese tra 550 e 500 m circa.
Figura 1: Inquadramento geoambientale dell’area interessata dai fenomeni alluvionali rapidi del 7 ottobre 2011.
Figura 2: L’area pedemontana di San Gregorio Magno interessata dall’alluvione del 7 ottobre scorso e dai progetti di messa in sicurezza (in minima parte realizzati) elaborati fin dal 2003.

L’area pedemontana si trova al raccordo tra i ripidi versanti impostati su rocce carbonatiche molto fratturate di età mesozoica con una locale copertura di sedimenti sabbioso-argillosi di età pliocenica e sedimenti prevalentemente vulcanici che colmano varie depressioni morfostrutturali. Sui versanti si rinvengono diffusamente detriti calcarei sciolti e uno spessore esiguo e discontinuo di suolo (derivante da sedimenti piroclastici) che consente lo sviluppo della vegetazione erbacea, arbustiva ed arborea. L’area montana si presta alle attività pastorali e agricole per cui è molto frequentata; diverse strade anche asfaltate consentono l’accesso alle aree coltivate e ai pascoli. Negli ultimi anni sulle creste dei rilievi sono stati realizzati vari impianti eolici per la cui costruzione sono state aperte nuove strade non asfaltate. Una carenza generale delle vie di penetrazione sulla montagna è rappresentata dalla mancanza di una adeguata raccolta e smaltimento delle acque di ruscellamento superficiale. Nella zona pedemontana dei valloni (figura 2) è stata realizzata una sistemazione idraulica solo lungo un tratto del Vallone Vadurso (alveo dimensionato per una portata massima di oltre 50 mc/sec) che ha consentito di trasformare l’alveo-strada in un alveo protetto e regimato mentre la via è stata realizzata fuori alveo. L’intervento di messa in sicurezza del vallone prevedeva la sistemazione anche dell’asta montana al fine di trattenere i detriti; per evitare che le acque e i detriti del Vallone Matruro invadessero l’abitato di Teglia (come è accaduto il 7 ottobre scorso) era stata progettata (nel 2003) la realizzazione di un nuovo alveo che collegasse lo sbocco del vallone con l’alveo del Vadurso. Quest’ultimo progetto non è stato finanziato. Se fossero stati realizzati i progetti presentati alla Regione Campania per il finanziamento nel 2003 gli effetti dell’evento alluvionale sarebbero stati certamente molto mitigati specialmente nella zona abitata e antropizzata di Teglia che è stata invasa dai flussi fangoso-detritici provenienti dal Vallone Matruro che era senza recapito adeguato a smaltire flussi di portata superiore a qualche mc/sec.
Il volume dei detriti complessivamente è stato stimato preliminarmente intorno ai 30.000 mc. Le portate massime dei flussi sono state valutate tra alcune decine e oltre 50 mc/sec. Lungo il Vallone Matruro si sono incanalati almeno tre flussi principali tra le ore 19 e 24 circa; lungo il Vadurso si sono incanalati due flussi principali tra le ore 20 e 24 circa. L’evento piovoso, a giudicare dagli effetti al suolo, ha interessato principalmente l’area montana (tra 1 1000 e 1200m circa di altitudine) e marginalmente l’area abitata ubicata tra i 450 e 550 metri di quota. I valori delle precipitazioni registrati nell’area abitata non sono riferibili alle piogge che hanno interessato l’area montana. In base agli effetti ambientali sembra che l’evento piovoso verificatosi tra le 18 e le 24 circa del 7 ottobre sia correlabile con quello che interessò Atrani nel settembre 2010 (intorno a 150 mm). I flussi detritici che hanno invaso Teglia hanno provocato i danni principali; essi non erano più incanalati (come invece accadde ad Atrani) in quanto allo sbocco nella zona pedemontana si erano distribuiti sull’antica conoide scorrendo sulla superficie del suolo con un’altezza variabile da qualche decina di cm a circa 1 m in relazione alla morfologia del terreno e alla presenza di manufatti, scavi antropici ecc., che hanno causato locali accumuli di detriti. I rilievi eseguiti il giorno 8 ottobre lungo i versanti hanno consentito di verificare che la pioggia precipitata nelle parti in cui affiora la roccia carbonatica fratturata si è infiltrata nel sottosuolo e non ha dato origine a deflusso superficiale come solitamente accade sui rilievi carbonatici della Campania (figura 3). 
Figura 3: Località Melizza, parte nordorientale del bacino del Vallone Vadurso dove si innescato un potente flusso detritico alimentato dai versanti interessati dalla costruzione di strade non asfaltate.

Le parti di territorio che hanno dato origine a deflusso superficiale sono rappresentate dalle strade asfaltate e non; altre aree di deflusso consistente corrispondono alle zone di affioramento di sedimenti poco permeabili quali le superfici coltivate in corrispondenza dei terreni argillosi pliocenici e le superfici dei pianori colmati da sedimenti di origine piroclastica. Si sottolinea che queste aree causano ruscellamento superficiale consistente solo in occasione di eventi piovosi particolarmente intensi.
Figura 4: Esempio di inadeguata realizzazione di strade che hanno causato il potente flusso detritico di località Melizza.

Dagli effetti si deduce che l’evento piovoso deve avere avuto vari picchi di intensità tali da causare un generalizzato deflusso superficiale con conseguente erosione di sedimenti fini e detriti calcarei che concentrandosi negli alvei ha originato i flussi detritici che hanno invaso ripetutamente l’area pedemontana inglobando enormi volumi di detriti presenti lungo i valloni.
I rilievi documentati da foto hanno evidenziato un aspetto di particolare importanza per la sicurezza ambientale
circa gli interventi antropici lungo versanti particolarmente sensibili alle modificazioni morfologiche dei millenari
equilibri superficiali (figura 4).
Sulla zona di cresta della parte nordorientale del bacino del Vallone Vadurso, in località Melizza (figure 3 e 4), è possibile verificare che si è innescato un potente flusso detritico rapido solo in un vallone a valle di nuove strade (realizzate dopo il 2006 per la costruzione di numerose impianti eolici) non asfaltate e senza adeguate
canalizzazioni per la raccolta e smaltimento delle acque di ruscellamento. Durante l’evento piovoso lungo tutte le nuove strade si è innescato deflusso superficiale che ha causato il trasporto di ingenti volumi di detriti che si è riversato a valle lungo il versante in numerosi punti concentrandosi nell’asta valliva. In tal modo si è alimentato un flusso detritico (portata massima stimata di alcune decine di mc/sec) che ha percorso il vallone fino ad immettersi nell’alveo principale del Vallone Vadurso. Lungo il tragitto il flusso ha distrutto una strada e depositato un significativo volume di detriti calcarei (figura 5). I valloni adiacenti che drenano versanti lungo i quali non sono state realizzate nuove strade non sono stati interessati da deflussi significativi (qualche decina di l/sec)( figure 3 e 4).

Figura 5: Strada distrutta dal flusso detritico originatosi solo nel vallone che drena la località Melizza.

In località Piano di Melizza è possibile osservare che il deflusso proveniente dalle nuove strade ha dato origine ad un laghetto provvisorio in corrispondenza di una strada che ha funzionato da diga. L’acqua è tracimata e si è incanalata, come lungo uno scarico di superficie, lungo la strada in discesa causando una evidente erosione di detriti calcarei (figura 4). Tale situazione richiede una adeguata messa in sicurezza.
Gli effetti devastanti dei flussi detritici nella zona pedemontana abitata e antropizzata sono correlabili con quelli
causati da altri eventi simili. Non si sono verificate distruzioni di edifici perché i flussi detritici che hanno devastato Teglia non erano più canalizzati ma distribuiti sulla superficie del suolo. Le sistemazioni idrauliche eseguite lungo il tratto terminale del Vallone Vadurso hanno evitato una devastante esondazione consentendo lo smaltimento dei detriti fino a valle del tratto regimato.
Cosa fare? E’ noto a tutti che gli investimenti pubblici per la sicurezza ambientale e dei cittadini non hanno mai rappresentato una pressante esigenza per gli amministratori locali e nazionali; nell’attuale periodo sembra molto difficile che si possa avere una inversione di tendenza. Il progetto elaborato nel 2003 contiene le soluzioni per garantire la sicurezza della zona pedemontana: deve solo essere realizzato completamente, con necessarie integrazioni per riparare i guasti causati dall’evento del 7 ottobre 2011.
Come si è visto ancora una volta, i valloni rappresentano le canne di fucile lungo le quali si incanalano i flussi
detritici rapidi. I proiettili vendono inseriti nelle zone montane. Ribadiamo che solo eventi piovosi eccezionali
possono innescare fenomeni simili a quelli del 7 ottobre scorso. Però non è la prima volta che un evento simile
avviene nella zona di Teglia. Si hanno documentazioni di eventi simili all’inizio del 1900 e certamente in epoca
storica dal momento che, nella zona, vari manufatti del periodo romano si trovano sepolti da alcuni metri di
sedimenti. Nella zona montana devono essere consolidati adeguatamente (con interventi ispirati alla ingegneria naturalistica che abbiano una funzione strutturale e di abbellimento delle aree di grande pregio naturalistico ed ambientale circostanti) gli emissari dei pianori per evitare che il deflusso superficiale inneschi una devastante erosione regressiva e la conseguente mobilitazione di ingenti volumi di sedimenti. Le strade distrutte devono essere ricostruite per non danneggiare l’economia connessa alla montagna adottando interventi di raccolta e
incanalamento delle acque di ruscellamento. Anche le nuove strade che hanno innescato consistenti deflussi
superficiali vanno adeguatamente dotate di opere di raccolta e smaltimento oculato delle acque di ruscellamento. La realizzazione di adeguate e sicure strutture di laminazione delle piene in corrispondenza delle zone che determinano ruscellamento superficiale e di robuste ed efficaci strutture atte a trattenere e catturare gli ingenti volumi di detriti calcarei che si possono mobilizzare lungo gli alvei completerebbero la messa in sicurezza dell’area. Un sistema di monitoraggio in tempo reale degli eventi piovosi in quota e dei deflussi negli alvei consentirebbe di percepire l’entità dei prossimi eventi piovosi e di attivare piani di protezione civile adeguatamente e prontamente predisposti e sperimentati con esercitazioni ripetute.
L’area montana devastata dall’evento alluvionale non deve essere abbandonata per evitare un aggravamento dei dissesti e l’incremento dei pericoli della zona abitata e antropizzata a valle.
Naturalmente non è solo quest’area che deve essere messa in sicurezza. Ve ne sono molte altre in Campania.
poche aree abitate prevalentemente devastate dagli eventi franosi rapidi del 1998 e 1999 rimane una chimera.
Abbiamo sempre sostenuto che la messa in sicurezza è molto costosa e conseguentemente non si realizzerà
preventivamente. Un intervento necessario che deve essere reso obbligatorio, pena lo scioglimento delle
amministrazioni, è rappresentato dai piani di protezione civile. La predisposizione di piani di protezione civile, per mettere in salvo i cittadini dagli eventi franosi rapidi, è l’unica azione attuabile con limitata spesa e in temi molto brevi. E’ strano che ancora i “responsabili” non lo abbiano capito: un esempio negativo eclatante è costituito da Atrani che dopo 13 mesi dal disastro del settembre 2010 non è ancora dotato di piano di protezione civile! Nell’area di San Gregorio Magno si deve finalmente verificare una “rivoluzione” positiva: il Dipartimento universitario diretto dallo scrivente è a disposizione per avviare un nuovo corso mettendosi istituzionalmente e gratuitamente a disposizione per collaborare alla progettazione e sperimentazione di attività tese a garantire prima di tutto la sicurezza dei cittadini, la valorizzazione e la sicurezza delle risorse ambientali montane nel rispetto delle eccezionali prerogative ambientali della zona. L’area devastata dall’evento del 7 ottobre scorso deve offrire una concreta e valida occasione per l’attuazione di interventi diversificati e condivisi tesi ad evitare la rapina delle risorse ambientali e la conseguente creazione di ulteriori pericoli. La realizzazione di strade che tagliano i versanti fino alla cresta, senza adeguate, efficaci ed obbligatorie canalette per la raccolta e smaltimento delle acque superficiali rappresentano un attentato alla stabilità geomorfologica della montagna e una attentato alla sicurezza dell’ambiente antropizzato e dei cittadini della sottostante zona pedemontana. Lo scrivente e altri suoi colleghi esperti sono a disposizione, istituzionale e gratuita, delle competenti autorità per l’osservazione, rilevamento e comprensione di quanto accaduto in montagna, lungo gli alvei e nella zona pedemontana al fine di avviare azioni idonee a non sprecare denaro pubblico e a garantire la realizzazione di validi interventi. E’ vero che altre figure professionali stanno intervenendo (afferenti all’Autorità di Bacino, all’Arcadis, Protezione Civile ecc.); non si tratta di proporre dei doppioni ma tutti sono in grado di vedere, non tutti sono in grado di capire correttamente e di proporre rapide ed efficaci azioni tese esclusivamente alla sicurezza ambientale e dei cittadini. Le poche risorse finanziarie pubbliche devono fruttare il massimo di sicurezza. Naturalmente senza alcun riferimento a quanto accaduto nell’area sarnese dove ancora nessun centro abitato oggetto di interventi di così detta “messa in sicurezza”, dopo le disastrose colate rapide di fango del 1998, è stato dichiarato “fuori pericolo”, nonostante le varie centinaia di milioni di euro spesi.
dati e studi Prof. Franco Ortolani
Ordinario di Geologia
Direttore del Dipartimento di Pianificazione e Scienza del Territorio, Università di Napoli Federico II

P.D.R.

CAMPANIA CHIAMA EUROPA: mercoledi presentazione del volume a Napoli

Campania chiama Europa.
La distruzione del paesaggio e il rischio di collasso ecologico”

Mercoledì 12 ottobre 2011 alle ore 17, presso l'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, in via Monte di Dio n. 14 - Napoli, Salvatore Settis, della Scuola Normale Superiore di Pisa, e Franco Ortolani, dell'Università degli Studi di Napoli "Federico II", presenteranno il volume “Campania chiama Europa. La distruzione del paesaggio e il rischio di collasso ecologico” (La Scuola di Pitagora Editrice, Napoli 2011).
Introduce Nicola Capone, delle Assise della Città di Napoli e del Mezzogiorno d'Italia.
Modera Manuele Bonaccorsi, giornalista.

Campania chiama Europa è una raccolta di articoli e saggi di vari autori (tra i quali Stefano Rodotà, Paolo Rabitti, Donato Ceglie, Raffaele Raimondi, Benedetto De Vivo, Ernesto Burgio) intervenuti in questi anni
nel dibattito sul disastro ambientale della Campania.
Magistrati, scienziati, giuristi, geologi, agronomi, medici, filosofi, religiosi, attivisti dei comitati cittadini e tanti altri, uniti nello sforzo di descrivere quello che per vastità geografica, intensità e persistenza nel tempo ormai è considerato il più grande disastro ambientale, sanitario e civile della nostra storia, un monito per le altre regioni d’Europa che si stanno lentamente avviando verso la stessa fine. Il libro, organizzato per sezioni geografiche (Dossier Chiaiano, Pianura, Piana del Volturno, Acerra, Salerno, Caserta, Bagnoli, Vesuvio) e tematiche (Primo piano salute, Processo Impregilo, Leggi illegali, Rifiuti e risorse ambientali strategiche, Il ruolo della cave, Proposte, Rassegna stampa, Antologia sul paesaggio e l’uomo), propone una descrizione analitica dei problemi.
Emerge un quadro chiaro e agghiacciante degli effetti di decenni di traffici illegali, nazionali e internazionali di rifiuti tossici verso la Campania e del malcelato progetto di continuare a far “sparire” qualunque scarto urbano e industriale – prima occultati in cave e discariche – con l’ausilio degli inceneritori, indicati dalla scienza più accorta quali costosi e velenosi “acceleratori entropici” che espongono la popolazione ad un alto rischio di “collasso biologico”.
Tutto questo ha generato una profonda corruzione in quella che un tempo era celebrata da tutta Europa come la Campania felix: monumento storico e ambientale unico al mondo.


Pasquale De Renzis

Oggi il mondo s’unisce contro la pena di morte

Oggi il mondo s’unisce contro la pena di morte

domenica 9 ottobre 2011

INCONTRI RAVVICINATI:ospiti d'eccezione al NapoliFilmFestival 2011

Sei stelle del cinema italiano per le serate del NapoliFilmFestival 2011

A Castel Sant’Elmo gli “Incontri ravvicinati” con il pubblico napoletano
Protagonisti Paolo Sorrentino, Filippo Timi, Paolo Virzì,
Lino Banfi, Alessandro Siani e Giorgio Faletti

Sei stelle del grande cinema italiano che si raccontano sul palco. Sono gli Incontri Ravvicinati, la sezione come di consueto più attesa del Napoli Film Festival che, con una formula ormai collaudata ed apprezzata, porta i protagonisti del cinema a tu per tu con il pubblico nell’auditorium di Castel Sant’Elmo. Quest’anno il Napoli Film Festival, che parte il 13 ottobre e si conclude martedì 18,  punta su sei protagonisti del cinema italiano: Lino Banfi, Giorgio Faletti, Alessandro Siani, Paolo Sorrentino, Filippo Timi e Paolo Virzì.
Ad aprire le serate sarà giovedì 13 ottobre Lino Banfi che ripercorrerà la sua carriera, dagli inizi nell’avanspettacolo, al successo della commedia sexy degli anni ’70, fino alla sua carriera televisiva.
A seguire, venerdì 14 ottobre, un altro protagonista della comicità meridionale, stavolta giovanissimo: Alessandro Siani, reduce dal set di Benvenuti al Nord, il sequel del film che lo scorso anno ha sbancato il botteghino.
Da sabato 15 gli incontri proseguiranno con la formula “i film della mia vita”: i protagonisti delle serate discuteranno con il pubblico del proprio cinema ma anche del cinema che hanno amato e che ha influenzato il loro percorso artistico. La conversazione sarà accompagnata dalle clip dei film scelti dagli stessi ospiti per raccontare il loro rapporto con la settima arte.
Ad inaugurare la serie, sabato 15, sarà il regista livornese Paolo Virzì. Domenica 16 tocca invece ad un altro grande regista, Paolo Sorrentino, che dopo il successo di Cannes, è in uscita in questi giorni con This must be the place, il suo primo film realizzato negli Usa. 
A chiudere gli Incontri ravvicinati sarà una serata doppia dedicata, lunedì 17, allo scrittore e attore Giorgio Faletti e a Filippo Timi, uno degli interpreti più intensi della nuova generazione di attori italiani.

Pasquale De Renzis

LEZIONI DI CINEMA al NapoliFilmFestival 2011

Al NapoliFilmFestival 2011 “lezioni di cinema” con Gipi, Nichetti, Terracciano e Staino

Pronto il programma: 42 i cortometraggi ammessi a Schermo Napoli Corti



Cinque incontri con altrettanti registi, per capire davvero come nasce un’opera cinematografica. E’ questo Parole di Cinema, la consueta serie di incontri che il Napoli Film Festival propone durante la rassegna, che quest’anno si svolgerà dal 13 al 18 ottobre.
A Castel Sant’Elmo gli studenti dell’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli potranno quindi ascoltare una lezione di cinema di Maurizio Nichetti, Gipi, Cecilia Mangini, Sergio Staino e Vincenzo Terracciano.    
A coordinare gli incontri, che si terranno alle ore 10 nell’auditorium del castello, sarà come di consueto Augusto Sainati, docente di storia del cinema al Suor Orsola.
La serie di lezioni sarà inaugurata da Maurizio Nichetti che proporrà agli studenti Ladri di saponette e poi lo analizzerà con loro al termine della visione. Stesso schema per Gipi che presenta L’ultimo Terrestre, reduce dal successo di Venezia, poi toccherà alla documentarista Cecilia Mangini che presenta alcune opere sul tema delle periferie cittadini. Chiuderanno la settimana di incontri Staino (che propone Cavalli si nasce) e Vincenzo Terraciano con il suo Tris di donne e abiti nuziali.
Si è intanto conclusa la selezione per i concorsi Schermo Napoli Corti e Documentari, i due concorsi pronti anche quest’anno a valorizzare i giovani cineasti campani: i corti ammessi al concorso sono 42, mentre 20 sono le opere selezionate per Schermo Napoli Documentari.
Molto attive anche le scuole, che sviluppano insieme al Napoli Film Festival il progetto per coltivare la passione dei giovanissimi registi: saranno 19 i cortometraggi in concorso a Castel Sant’Elmo nella sezione Schermo Napoli Scuola, con opere provenienti da scuole di ogni ordine e grado di tutte e cinque le province della Campania.
Tra le iniziative collaterali al Napoli Film Festival spicca quest’anno la mostra Wormhole/ Buco di verme, dell’artista napoletano Alessandro Cocchia. “Il titolo nasce dalla definizione data in fisica ai teorici tunnel capaci di collegare velocemente punti lontani dell'universo – spiega Cocchia – e io infatti cerco di collegare la mia natura a culture diverse, spesso lontane geograficamente, che si esprimono attraverso segni e simbologie simili”.
La mostra sarà allestita nelle sale di Castel Sant’Elmo.

Di seguito il calendario degli appuntamenti con la sezione “Parole di Cinema” del NFF 2011:
Giovedì 13 h 10,00
Maurizio Nichetti: Ladri di saponette (Ita, 1989, 90')
Venerdì 14 h 10,00
Gipi: L'ultimo terreste (Ita, 2011, 100')
Sabato 15 h 10,00
Cecilia Mangini: Selezione di documentari
Lunedì 18 h 10,00
Sergio Staino: Cavalli si nasce (Ita, 1989, 104')
Lunedì 17 h 10,00
Vincenzo Terraciano: Tris di donne e abiti nuziali (Ita, 2009, 100')
 Pasquale De Renzis

QUANTI RIFIUTI PUO' CONTENERE LA DISCARICA DI CHIAIANO?

Negli ultimi mesi si sta dibattendo circa il volume di rifiuti che potrebbe ancora contenere, in sicurezza certificata, la discarica di Chiaiano. Facendo riferimento a quanto già scritto dallo scrivente nel luglio 2008 nella relazione elaborata con l’Ing. Angelo Spizuoco membri del gruppo tecnico-scientifico che rappresentava i comuni di Marano e Mugnano e i comitati dei cittadini nell’ambito del comitato nominato ufficialmente dalla vice di Bertolaso il giorno prima che scattassero per lei i noti provvedimenti giudiziari al fine di verificare l’idoneità geologica ed ambientale della Cava del Poligono di Chiaiano per la realizzazione della discarica e ai dati ufficiali contenuti nel progetto elaborato dalla struttura commissariale e approvato nella conferenza dei servizi dell’agosto 2008 si può chiarire senza ombra di dubbi quale sia il volume massimo accumulabile in sicurezza, ammettendo che tutta la discarica sia stata realizzata nel rispetto delle leggi vigenti (cosa che purtroppo sembra che non sia avvenuto).
Il progetto ufficiale “Discarica in località Chiaiano nel territorio del Comune di Napoli” è stato presentato nella Conferenza dei Servizi dell’agosto 2008 dalla “Presidenza del Consiglio dei Ministri, Sottosegretario di Stato, ai sensi della Legge 14 luglio 2008, n. 123, ai sensi dell’art. 9, comma 5, del Decreto Legge 23 maggio 2008, n. 90, “Misure straordinarie per fronteggiare l’emergenza nel settore dello smaltimento dei rifiuti nella Regione Campania e ulteriori disposizioni di protezione civile”, convertito con la Legge 14 luglio 2008 n. 123” e illustra inequivocabilmente la parte che sarebbe stata colmata come si vede dalle seguenti figure tratte dal progetto presentato.

La cava del Poligono prima del colma mento e dopo il ripristino morfologico della discarica
secondo il progetto presentato nella Conferenza dei servizi dell’agosto 2008.

Sezione, tratta dal progetto, che illustra come doveva essere eseguito il colmamento della discarica.


Il progetto presentato nella conferenza dei servizi ha aperto la strada alla realizzazione della discarica. Esso, tra le altre, contiene amene affermazioni quali quelle di seguito riportate che lo qualificano come progetto ingannevole: “Salute e benessere dell’uomo In fase di realizzazione si avrà un impatto positivo grazie alla bonifica del sito, alla messa in sicurezza delle pareti e al riassetto della viabilità esterna. Altrettanti impatti positivi ma di entità più contenuta si avranno per il riassetto morfologico, la realizzazione di presidi impiantistici e la costruzione di rampe di accesso. In fase di gestione condizioni di moderato impatto negativo si determineranno per scarico dei rifiuti ed incremento di traffico veicolare nelle vie di accesso al sito. Le altre azioni avranno effetti generalmente positivi. Per le opere di mitigazione tutte le azioni produrranno un consistente miglioramento delle condizioni di sicurezza e di igiene del sito. Complessivamente l’impatto sulla componente atmosferica è POSITIVO.”
Si ricorda che la discarica è stata realizzata in una profonda cava scavata a fossa la cui base si trova circa 25 m più in basso dell’alveo della Cupa del Cane. La originaria morfologia del terreno era più alta verso l’area ospedaliera e degradava verso l’alveo della Cupa del Cane. Il vuoto realizzato con l’estrazione del tufo si può dividere schematicamente in due parti: quella inferiore costituisce un parallelepipedo di base 100m X 110m e altezza 25 m ed ha un volume di 275.000 metri cubi. La parte superiore costituisce un prisma a sezione triangolare ed ha un volume di circa 250.000 metri cubi. Riepilogando, complessivamente il volume dei rifiuti che può riempire l’originario vuoto è di circa 525.000 metri cubi.

La Cava del Poligono prima della sua trasformazione in discarica e individuazione dei prismi di rifiuti
che possono essere accumulati secondo il progetto e le condizioni morfologiche dell’area.
Schema del volume massimo accumulabile nella discarica.


Le figure evidenziano inequivocabilmente che nella cava non possono essere accumulati 700.000 metri cubi di rifiuti, prendendo come riferimento il progetto approvato nella conferenza dei servizi.
Il volume accertato accumulabile nella discarica fino all’altezza alla quale affiora il tufo giallo, come indicato nel progetto, è di circa 525.000 metri cubi. Si fa presente che al volume dei rifiuti bisogna sottrarre da circa 80.000 a circa 100.000 metri cubi di roccia argillosa, che macroscopicamente non sembra essere di qualità idonea, usata per l’impermeabilizzazione della base e delle pareti della discarica e di terreno usato per la copertura quotidiana dei rifiuti conferiti. Tali elementi sono stati ripetutamente illustrati alla struttura commissariale durante i lavori del comitato nei mesi di maggio e giugno 2008. Si è sempre sottolineato che oltre al volume massimo accumulabile deve essere presa in considerazione la sicurezza ambientale che può o non consentire il suo raggiungimento.
Accertato questo dato, rimane da verificare se i rifiuti siano stati accumulati in sicurezza e se un ulteriore conferimento possa avvenire sempre in sicurezza per l’ambiente e la salute dei cittadini.
dati e studi del Prof. Franco Ortolani
Ordinario di Geologia, Università di Napoli Federico II


P.D.R.

mercoledì 5 ottobre 2011

E' tornato il bavaglio:fermiamolo!

Cari amici in Italia,




Il governo di Berlusconi sta provando nuovamente a portare a segno in Parlamento l'infame "legge bavaglio", che metterebbe in pericolo le fondamenta della nostra democrazia. I nostri politici sono in balia delle vicine elezioni, e un sommovimento popolare potrebbe fermarli. Clicca sotto per firmare la petizione urgente per la democrazia e la libertà d'informazione. Ci rimangono pochi giorni!

Firma la petizione
E' vergognoso! E' tornata l'infame "legge bavaglio" e il Parlamento potrebbe adottarla in qualunque momento: soltanto un enorme grido d'indignazione può fermarla.

La coalizione di Berlusconi è in frantumi, ma nel crollo si sta trascinando la sua maggioranza per portare a segno la "legge bavaglio", che minerebbe sensibilmente il potere del nostro sistema giudiziario di combattere il crimine e la corruzione, e imporrebbe sanzioni draconiane contro editori, giornalisti e blogger. L'anno scorso abbiamo combattuto questa legge e abbiamo vinto. Anche questa volta dipende solo da noi: battiamoci con tutte le nostre forze per salvare la nostra democrazia!

Il bavaglio potrebbe diventare legge in ogni momento! Oltre 350.000 italiani stanno chiedendo al Parlamento di respingere la "legge bavaglio" e proteggere così la libertà di stampa: raggiungiamo ora le 500.000 firme! Clicca sotto per firmare e inoltra questa e-mail a tutti quelli che conosci - la petizione sarà consegnata direttamente ai parlamentari durante ogni voto cruciale da ora fino alle prossime due settimane:

http://www.avaaz.org/it/no_bavaglio_2/?vl

A fronte di nuovi vergognosi scandali sessuali e episodi di corruzione che hanno colpito il Premier e alcuni membri del governo, incluse accuse di prostituzione minorile e appalti assegnati in cambio di ragazze, il governo di Berlusconi sta facendo di tutto per far passare questa legge, che limiterebbe pericolosamente il potere giudiziario e metterebbe il bavaglio agli editori, i giornalisti e i blogger.

L'anno scorso abbiamo costretto il Parlamento a chiudere nel cassetto la "legge bavaglio", grazie a un'enorme mobilitazione pubblica, che ha attirato l'attenzione dei media internazionali e ha aiutato a dividere la coalizione governativa. Ma ora che il suo disastroso mandato sta volgendo al termine, Berlusconi sta disperatamente cercando di proteggere se stesso e i suoi alleati dalle condanne e censurare preventivamente la stampa per fermare nuovi scandali dall'essere pubblicati.

Se la "legge bavaglio" passerà, non potremo più raccogliere le prove investigative contro i casi di corruzione e mafia e chiedere conto ai nostri politici, e un fondamento della nostra democrazia sarebbe distrutto. Solo noi possiamo fermare tutto questo! Firma la petizione urgente ora e invita tutti i tuoi amici a farlo:

http://www.avaaz.org/it/no_bavaglio_2/?vl

Negli ultimi due anni insieme siamo riusciti a ostacolare i molteplici tentativi di Berlusconi di imporre i bavagli ai media, al sistema giudiziario e a internet, che avrebbero messo in pericolo il cuore della nostra democrazia. Ma ora che questo scandaloso governo è al tramonto, Berlusconi ci sta provando di nuovo. Non possiamo abbassare la guardia proprio ora: siamo noi i guardiani della nostra democrazia. Il complotto del governo è ora all'attacco, e sta a noi dimostrare che continueremo a combattere finché i nostri diritti fondamentali e le nostre libertà saranno definitivamente rispettati e protetti.

Con determinazione,

Giulia, Luis, Alice, Ricken, Pascal, Benjamin e il resto del team di Avaaz

Più informazioni:

Corriere della Sera - Un divieto senza senso
http://www.corriere.it/politica/11_ottobre_05/intercettazioni-un-divieto-senza-senso-giovanni-bianconi_2c8831be-ef16-11e0-a7cb-38398ded3a54.shtml

Il Fatto quotidiano - Giulia Bongiorno: "Non sarò relatrice di questo obbrobrio"
http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/10/04/intercettazioni-bongiorno-non-saro-certo-la-relatrice-di-questo-obbrobrio/162069/

La Repubblica - Caselli: "Togliere le intercettazioni è come eliminare ai medici le Tac"
http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/10/04/intercettazioni-bongiorno-non-saro-certo-la-relatrice-di-questo-obbrobrio/162069/

Wikipedia - Sciopero contro la "legge bavaglio"
http://it.wikipedia.org/wiki/Wikipedia:Comunicato_4_ottobre_2011

Valigia blu - Comma ammazza-blog: un post a rete unificata
http://www.valigiablu.it/doc/540/comma-ammazza-blog-un-post-a-rete-unificata.htm

La libertà è partecipazione informata - raccolta firme contro la legge bavaglio
http://nobavaglio.it/

WIKIPEDIA a rischio chiusura: comunicato del 4 ottobre




Cara lettrice, caro lettore,
in queste ore Wikipedia in lingua italiana rischia di non poter più continuare a fornire quel servizio che nel corso degli anni ti è stato utile e che adesso, come al solito, stavi cercando. La pagina che volevi leggere esiste ed è solo nascosta, ma c'è il rischio che fra poco si sia costretti a cancellarla davvero.
Il Disegno di legge - Norme in materia di intercettazioni telefoniche etc., p. 24, alla lettera a) del comma 29 recita:
«Per i siti informatici, ivi compresi i giornali quotidiani e periodici diffusi per via telematica, le dichiarazioni o le rettifiche sono pubblicate, entro quarantotto ore dalla richiesta, con le stesse caratteristiche grafiche, la stessa metodologia di accesso al sito e la stessa visibilità della notizia cui si riferiscono.»
Negli ultimi 10 anni, Wikipedia è entrata a far parte delle abitudini di milioni di utenti della Rete in cerca di un sapere neutrale, gratuito e soprattutto libero. Una nuova e immensa enciclopedia multilingue e gratuita.
Oggi, purtroppo, i pilastri di questo progetto — neutralità, libertà e verificabilità dei suoi contenuti — rischiano di essere fortemente compromessi dal comma 29 del cosiddetto DDL intercettazioni.
Tale proposta di riforma legislativa, che il Parlamento italiano sta discutendo in questi giorni, prevede, tra le altre cose, anche l'obbligo per tutti i siti web di pubblicare, entro 48 ore dalla richiesta e senza alcun commento, una rettifica su qualsiasi contenuto che il richiedente giudichi lesivo della propria immagine.
Purtroppo, la valutazione della "lesività" di detti contenuti non viene rimessa a un Giudice terzo e imparziale, ma unicamente all'opinione del soggetto che si presume danneggiato.
Quindi, in base al comma 29, chiunque si sentirà offeso da un contenuto presente su un blog, su una testata giornalistica on-line e, molto probabilmente, anche qui su Wikipedia, potrà arrogarsi il diritto —indipendentemente dalla veridicità delle informazioni ritenute offensive — di chiedere l'introduzione di una "rettifica", volta a contraddire e smentire detti contenuti, anche a dispetto delle fonti presenti.
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Vogliamo poter continuare a mantenere un'enciclopedia libera e aperta a tutti. La nostra voce è anche la tua voce: Wikipedia è già neutrale, perché neutralizzarla?
Gli utenti di Wikipedia

lunedì 3 ottobre 2011

THIS IS NOT A FILM – un giorno nella vita del recluso Panahi


Il 2 marzo 2010 il regista Jafar Panahi viene arrestato per la partecipazione ai movimenti di protesta contro il regime dittatoriale iraniano di Ahmadinejad . E’ rilasciato su cauzione il 24 maggio, in seguito alla mobilitazione internazionale di organizzazioni umanitarie e del mondo del cinema.
Il 20 dicembre 2010 Panahi viene condannato a 6 anni di reclusione: gli viene inoltre preclusa la possibilità di dirigere, scrivere e produrre film, viaggiare e rilasciare interviste sia all'estero che all'interno dell'Iran per 20 anni.
Ora vive agli arresti domiciliari e in attesa del verdetto della Corte d’Appello è riuscito a girare un “non film” grazie all’aiuto e al coraggio del filmaker suo connazionale Mojtaba Mirtahmasb. “This is not a film” può essere definito un documentario che ha questo titolo sia per la valenza di illegalità dovuta al fatto che Panahi è stato condannato a non girare film nel suo paese sia perché racconta una giornata della vita da recluso del regista che in questo modo cerca di descrivere l’attuale situazione del cinema iraniano, e le privazioni che su di esso incombono.
Una presa di posizione politico-culturale dei due registi iraniani che con tenacia e testardaggine hanno voluto dimostrare che per amore del Cinema, come in qualsiasi forma d’arte, l’artista “può trasformare ogni limitazione in soggetto di lavoro”…magari girando con un semplice telefonino.

Jafar Panahi è uno dei massimi registi iraniani, e un maestro del cinema d’autore internazionale.
Assistente di Abbas Kiarostami per Sotto gli ulivi, nel 1995 debutta nel lungometraggio con Il palloncino bianco, da una sceneggiatura dello stesso Kiarostami, delicata favola morale con commoventi personaggi infantili che gli vale la Caméra d'or al Festival di Cannes. Nel 1997 vince il Pardo d'oro a Locarno con Lo specchio, apologo sulla difficile condizione femminile in una società dominata dalla morale islamica. Sulla condizione femminile torna con il corale Il cerchio, del 2000, capolavoro che gli vale il Leone d’Oro al Festival di Venezia. Nel 2003 vince a Cannes il premio della giuria nella sezione Un certain regard con Oro rosso, sceneggiato da Abbas Kiarostami e proibito in patria. Stessa sorte subirà il successivo Offside, in bilico tra commedia e documentario. Il film viene premiato nel 2006 a Berlino con l'Orso d'Argento (Gran Premio della Giuria).

Mojtaba Mirtahmasb è nato a Kernan, in Iran, nel 1971.
Lavora professionalmente come filmmaker dal 1990; ha svolto attività di montatore del suono, fotografo di scena, assistente alla regia e production manager. Banner, del 1996, è il suo esordio alla regia di film documentari, cui seguiranno 25 titoli realizzati fino a oggi.
Dal 2008 è membro dell’European Documentary Network (EDN).


 di Paco De Renzis

Questo Non E’ un Film?
“ I nostri problemi sono tutti nostre risorse”
Comprendere questo promettente paradosso ci ha aiutato a non perdere speranza ed esser capaci di andare avanti giacché crediamo che, in qualunque posto del mondo si viva, ci si troverà ad affrontare problemi, siano essi grandi o piccoli. Ma è nostro dovere non lasciarci sopraffare e reperire soluzioni.
L’effettività di essere vivi ed il sogno di mantenere vivo il cinema ci consentiva di resistere alle esistenti limitazioni del cinema iraniano.
Le possibilità offerte dal cinema oggi ci hanno persuaso che un regista che non è in grado di fare un film può incolpare solo se stesso. La natura selettiva dell’arte non solo è lì a spianare la strada agli artisti per superare i problemi, ma nello svolgimento creativo a trasformare ogni limitazione in soggetto di lavoro.
La realtà spiacevole che oggi condiziona il cinema iraniano e i registi, ci ha condotto a non trascurarla, questa (forse passeggera) realtà, ed a presentarne aspetti che si trovavano riflessi in noi.
Jafar Panahi
Mojtaba Mirtahmasb


LA MUSICA DI GRAGNANIELLO NELLE "RADICI" DI NAPOLI

di Paco De Renzis
(tratto dal numero di settembre del periodico il mediterraneo)

Ci fosse modo di attraversare Napoli, di scoprirla, di annusarla, di lasciarsi travolgere dalla sua storica magnificenza in un unico viaggio senza mai fermarsi, questo non potrebbe prescindere dall’accompagnamento musicale. La mitologia, la magia, il mistero della Napoli nascosta contrapposta alla bellezza di quella città sotto gli occhi di tutti con i suoi monumenti, i vicoli e le strade piene di vita e di storie di quotidianità viscerale: sono le due facce raccontate da Carlo Luglio in Radici, più di un semplice documentario, una visione d’insieme di un universo straordinario, sia perché affascinante come pochi sia perché completamente fuori dall’ordinario. Le immagini e i racconti di Napoli sono scanditi dalla musica del cantautore Enzo Gragnaniello, sanguigno tanto nella voce quanto nella presenza costante delle riprese che si tratti di dialogare o duettare con artisti come Tony Cercola, James Senese, Enzo Moscato, Franco Del Prete. Con la guida musicale di Gragnaniello Radici valorizza ciò che dell’iconografia e della storia napoletana da troppo tempo viene offuscato a livello mediatico.