venerdì 29 giugno 2012

Lo Sport raccontato al Cinema

Lo Sport raccontato al Cinema (articolo pubblicato dal magazine myword.it)

mercoledì 27 giugno 2012

Il Muro Di Gomma

lunedì 18 giugno 2012

SILENT SOULS – il fascino discreto della poetica cinematografica…russa


Una delle più antiche etnie ancora presenti tra le popolazioni dell’ex Unione Sovietica è quella dei Merja, nella regione del Lago Nero dell’attuale Russia. I discendenti di questo popolo si tramandano tradizioni e stili di vita che seppure in contrasto con la cosiddetta evoluzione della civiltà moderna riescono a vivere rispettandone i dettami e i riti.
Il regista Aleksei Fedorchenko da qualche anno sta effettuando una vera e propria ricerca sulle etnie dell’area ex sovietica trasformando informazioni e storie raccolte in film. La sua ultima fatica riguarda la suddetta etnia Merja, raccontata attraverso un evento della vita di uno dei suoi conponenti.
La storia è quella di Aist, un uomo solitario che lavora in una cartiera; alla morte della moglie dell’amico Miron che è anche suo datore di lavoro, ad Aist viene chiesto di aiutare il vedovo a compiere il rito di addio.
Secondo le tradizioni dei Merja il corpo del defunto va preparato, nel caso delle donne allo stesso modo in cui lo si prepara per la prima notte di nozze, bruciato su un vero e proprio letto di legno per poi disperdere le ceneri nell’acqua dove si dice l’anima ritornerà ad essere libera. Tutto questo deve essere fatto dal parente più prossimo del defunto, in tal caso dal coniuge, e il corpo cremato va disperso nel Lago sacro come vuole la tradizione dei Merja, ovunque sia avvenuto il decesso; e così il film diventa un on the road atipico per ritmo narrativo, per l’affascinante poetica della fotografia, per la solennità dei gesti dei personaggi, per il simbolismo di ognuno dei componenti la storia compresi gli uccellini zigoli (titolo originale in russo del film è proprio il nome dei volatili) che accompagnano in una gabbietta per tutto il viaggio Aist senza disturbare né farsi sentire perché come lui sono “anime silenziose”.
I flashback dell’infanzia-adolescenza di Aist e la sua sussurrata voce narrante non ingombrano la visione di un film che nonostante la lentezza e la malinconica trama scorre via anche grazie alla durata breve.
Fedorchenko dimostra con Silent Souls l’ottimo stato del cinema russo, fucina di talenti originali e legati ad una concezione narrativa che non impedisce di osare e rischiare di allontanarsi sempre più dall’ambito commerciale, anche se grazie ai festival internazionali le loro opere vengono vendute per essere distribuite in tutto il mondo…purtroppo quasi sempre per rimanere nelle sale meno di una settimana.

Pasquale De Renzis

martedì 12 giugno 2012

CHRONICLE – quando il (super)potere dà alla testa



Chronicle è un buon film, ben scritto (da Max Landis, figlio del mitico John) e diretto ancora meglio, da Josh Trank, con la soggettiva perenne di una telecamera, non sempre la stessa ma di una qualunque che nella narrazione è presente in scena, mai messa a caso, sia essa quella della videosorveglianza di un negozio o di una scuola che quella delle tv o semplicemente di un videofonino.
L’abilità nel girare questo “found footage movie” (definizione che descrive un vero e proprio genere di film raccontati visivamente come fossero filmati amatoriali e di occasione) sta nell’aver cercato nella sceneggiatura l’escamotage per cui i poteri che dall’oggi al domani si ritrovano i protagonisti, permettano loro di manovrare e far funzionare la videocamera che li riprende usando semplicemente la telecinesi; così la pellicola è come venisse girata per la maggior parte del tempo da una cinepresa che volteggia nell’aria per rendere possibile in alcuni casi la visione di tutti e tre i personaggi principali.
Mentre si guarda Chronicle si pensa agli effetti speciali e alla probabile spesa necessaria a creare alcune scene e movimenti dei ragazzi o degli oggetti, e invece il costo complessivo dell’opera è stato appena di 12 milioni di dollari (quintuplicati al botteghino americano) e grazie alla Atomic Visual Effects del sudafricano Simon Hansen molti degli effetti che si vedono sono stati creati artigianalmente e solo in pochi casi con il digitale.
Oltre al lodevole lato tecnico, capace nelle similitudini stilistiche comunque di tenere le distanze dai progetti precedenti come Blair Witch Project, Paranormal Activity e Cloverfield,  c’è la storia raccontata che dal risvolto fantascientifico riesce a cavare fuori un dilemma morale  da non sottovalutare: i tre protagonisti dall’oggi al domani si ritrovano con superpoteri che gli permettono di fare qualsiasi cosa con la forza del pensiero, persino di volare, e col passare del tempo diventano sempre più consapevoli di questa sorta di onnipotenza…ma non tutti riescono a controllare il potere conquistato, regalato o capitato, e in molti casi le debolezze psicologiche e le frustrazioni scatenano i peggiori istinti, di violenza e di vendetta, in alcuni esseri umani.
articolo pubblicato da L'INDIEPENDENTE WEBZINE


Pasquale De Renzis

mercoledì 6 giugno 2012

"Arriva Cavani" HD - Los Amigos de Edi Cavani / Gli Amici di Edi Cavani

THE AVENGERS – sommando il numero dei supereroi…ci si annoia alla grande


Il concetto di supereroe nel cinema è strettamente legato alla fantasia del bambino, dell’adolescente che nei suoi sogni immagina di essere Superman o L’Uomo Ragno; eppure è andata via via modificandosi la concezione commerciale che si è piegata di più alla passione per il fumetto da cui le storie venivano tratte, e quindi tra collezionisti e appassionati l’età è divenuta un optional da sottovalutare per i produttori che a tavolino studiavano il target di spettatori da inseguire.
Inutile stare qui a fare un saggio sugli eroi da fumetto portati sul grande schermo, ci basta dire che dagli anni ’90 in poi si è andato a scovare ogni tipo di paladino della giustizia mascherato, di salvatore del mondo con parentele divine e sovrannaturali…e i fumetti della Marvel da trasporre in carne ed ossa ormai sono quasi esauriti. Personalmente credo che la riuscita o meno di certe operazioni cinematografiche legate ai supereroi dipenda principalmente da chi dirige e da chi scrive le storie in questione, perché non basta metter su una mega produzione piena di attori celebri per assicurarsi il risultato…anche se il botteghino si sbanca comunque. La saga di Batman deve a Tim Burton e a Christopher Nolan alcune delle perle del cinema di genere, e Sam Raimi ha avuto la capacità di superarsi oltre che reinventarsi nel secondo Spiderman, decisamente meglio del primo.
Gli ultimi anni hanno visto un avvicendarsi esagerato di personaggi che vanno dal discreto Iron Man al dimenticabile Thor, dallo stravagante Green Hornet al soporifero Daredevil fino agli intramontabili Fantastici Quattro. Ma a parte la tecnologia che rende sempre più invasivi e strabordanti gli effetti speciali, le storie di supereroi recentemente portate al cinema non hanno regalato nulla di memorabile…di certo niente che possa minimante avvicinarsi al Dark Knight (Batman-il cavaliere oscuro) di Nolan.
A conferma della scarsa vena riguardante il genere in questione, nel 2012 è arrivato nelle sale The Avengers, creatura progettata da Joss Whedon noto per aver dato vita alla serie Tv Buffy-l’ammazzavampiri. Il progetto nato addirittura nel 2005 sposa la teoria del polpettone da farsi con qualsiasi ingrediente a disposizione, e in questo caso con i supereroi cinematograficamente più freschi. La storia parte con il capo del famigerato SHIELD (Strategic Hazard Intervention, Espionage and Logistics Directorate) che prova ad ingaggiare Capitan America, Thor, Iron Man e Hulk per combattere un’invasione aliena organizzata dal fratellastro di Thor, tal Loki. Ovviamente i protagonisti sovrumani si lasciano convincere ma solo grazie all’intervento di agenti speciali dello SHIELD come Occhio di Falco e soprattutto Vedova Nera. Inutile dirvi come andrà a finire e chi avrà la meglio, ciò che conta è che a mio parere le due ore e quindici minuti di visione si sentono tutte e nonostante le scene d’azione e gli effetti speciali pesano in maniera impressionante.
The Avengers è un cine-comic di cui si poteva fare a meno perché concepito in maniera approssimativa nonostante i 250 milioni di dollari investiti: gli attori che avevano fatto se non proprio una pregevole figura almeno il loro dovere nei rispettivi film, lasciano quantomeno a desiderare nel contesto di gruppo tanto che Robert Downey JR pare a disagio pur se simpatico, e Mark Ruffalo fa rimpiangere l’Hulk di Edward Norton. Cosa salvare? Samuel Jackson nel ruolo del capo dello SHIELD e la Vedova Nera Scarlett Johansson, anche se non basta certo la sua sensualità ad evitare un giudizio più che negativo a questo “polpettone”.

articolo pubblicato da L'INDIEPENDENTE WEBZINE

Pasquale De Renzis