lunedì 18 giugno 2012

SILENT SOULS – il fascino discreto della poetica cinematografica…russa


Una delle più antiche etnie ancora presenti tra le popolazioni dell’ex Unione Sovietica è quella dei Merja, nella regione del Lago Nero dell’attuale Russia. I discendenti di questo popolo si tramandano tradizioni e stili di vita che seppure in contrasto con la cosiddetta evoluzione della civiltà moderna riescono a vivere rispettandone i dettami e i riti.
Il regista Aleksei Fedorchenko da qualche anno sta effettuando una vera e propria ricerca sulle etnie dell’area ex sovietica trasformando informazioni e storie raccolte in film. La sua ultima fatica riguarda la suddetta etnia Merja, raccontata attraverso un evento della vita di uno dei suoi conponenti.
La storia è quella di Aist, un uomo solitario che lavora in una cartiera; alla morte della moglie dell’amico Miron che è anche suo datore di lavoro, ad Aist viene chiesto di aiutare il vedovo a compiere il rito di addio.
Secondo le tradizioni dei Merja il corpo del defunto va preparato, nel caso delle donne allo stesso modo in cui lo si prepara per la prima notte di nozze, bruciato su un vero e proprio letto di legno per poi disperdere le ceneri nell’acqua dove si dice l’anima ritornerà ad essere libera. Tutto questo deve essere fatto dal parente più prossimo del defunto, in tal caso dal coniuge, e il corpo cremato va disperso nel Lago sacro come vuole la tradizione dei Merja, ovunque sia avvenuto il decesso; e così il film diventa un on the road atipico per ritmo narrativo, per l’affascinante poetica della fotografia, per la solennità dei gesti dei personaggi, per il simbolismo di ognuno dei componenti la storia compresi gli uccellini zigoli (titolo originale in russo del film è proprio il nome dei volatili) che accompagnano in una gabbietta per tutto il viaggio Aist senza disturbare né farsi sentire perché come lui sono “anime silenziose”.
I flashback dell’infanzia-adolescenza di Aist e la sua sussurrata voce narrante non ingombrano la visione di un film che nonostante la lentezza e la malinconica trama scorre via anche grazie alla durata breve.
Fedorchenko dimostra con Silent Souls l’ottimo stato del cinema russo, fucina di talenti originali e legati ad una concezione narrativa che non impedisce di osare e rischiare di allontanarsi sempre più dall’ambito commerciale, anche se grazie ai festival internazionali le loro opere vengono vendute per essere distribuite in tutto il mondo…purtroppo quasi sempre per rimanere nelle sale meno di una settimana.

Pasquale De Renzis

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