Il
Festival del Cinema internazionale più importante che esista compie 65 anni;
sul manifesto celebrativo di Cannes 2012 a spegnere simbolicamente le candeline
c’è una bellissima Marylin Monroe. Il direttore Gilles Jacob ha usato parole
esaltanti per l’edizione appena cominciata e solo a fine manifestazione potrà
essere o meno smentito: le malelingue lo hanno tacciato di scarso coraggio
perché come già in passato si è affidato ad un gruppo di autori affermati per
le opere selezionate, in concorso e non; molti di questi con oltre mezzo secolo
di carriera alle spalle. Le attese sono ferventi perché quando si è dinanzi a
nomi come Cronenberg(in gara con Cosmopolis), Kiarostami(Like
somebody in love), Loach(The Angel’s Share), Resnais(Vous
n’avez encore rien vu), dal cilindro qualcosa di buono deve per forza
venir fuori almeno per il gioco delle probabilità. Personalmente mi tocca
difendere il buon Jacob visto che oltre ai mostri sacri non mancano le nuove
leve e anche piuttosto interessanti a partire dal regista a cui è stata
affidata l’apertura del Festival con la proiezione di Moonrise Kingdom, quel
Wes Anderson a cui si devono lavori originali come I Tenenbaum e Le
Avventure acquatiche di Steve Zissou. Ad accompagnare Anderson nel
gruppo dei meno navigati, e quindi degli sfavoriti alla vittoria finale, ci
sono Lee Daniels (Precious) con The Paperboy, John Hillcoat (The
Road) con Lawless film scritto dal cantante Nick Cave, Andrew Dominik che
come in L’assassinio di Jesse James ritrova Brad Pitt per Killing
them softly, Thomas Vinterberg che dopo aver dato vita al manifesto
DOGMA insieme a Von Trier con il suo Festen prova a riportarsi in auge
con The
Hunt; a proposito di ritorni si aspetta Walter Salles che dopo aver
trasposto in i Diari della motocicletta il diario di viaggio “Latinoamerica”
di Che Guevara presenta On The Road dal libro cult di Jack
Kerouac. Gli “animali” da festival che non possono essere snobbati facendo una
lista dei papabili “palmati” sono il romeno Cristian Mungiu (4mesi,
3settimane e 2giorni) in concorso con Beyond the hills, il
coreano Sang-soo con In another country, l’austriaco
Michael Haneke con Amour e il francese Jacques Audiard con De rouille et d’os. E
l’Italia? Innazittuto c’è il Presidente di Giuria che è un certo Nanni Moretti,
adorato alla follia dai francesi e che a Cannes si sente come a casa oltre ad
essere stato premiato nel ’94 per la regia di Caro Diario e nel 2001
con la Palma d’oro per La Stanza del figlio; per la gara è
stato selezionato Matteo Garrone che 4 anni fa si era aggiudicato il Gran
Premio della Giuria con Gomorra e promette di stupire con il
suo Reality,
opera di critica mediatico-sociale attenta al linguaggio popolare sullo stile
di un moderno realismo all’italiana; non può essere in concorso per aver
ricevuto nella scorsa edizione la Palma d’Oro alla carriera ma è tra i registi
più attesi il maestro Bernardo Bertolucci che a nove anni da The
Dreamers torna dietro la macchina da presa per dirigere la
trasposizione cinematografica del libro Io E Te di Niccolò Ammaniti, usando
per la prima volta la tecnologia tridimensionale. E parlando di 3D arriviamo al
Dracula
di Dario Argento, altro evento fuori concorso ed evento ancor più gradito
potrebbe risultare nel caso fosse finalmente un ritorno al buon cinema del
grandissimo regista romano. L’avvenimento che a mio parere può tranquillamente
oscurare qualsiasi altra proiezione o manifestazione nei dintorni della Croisette
è la presentazione al pubblico della versione restaurata del capolavoro di
Sergio Leone C’Era Una Volta In America, con scene inedite per 25 minuti in
più di pellicola; merito del restauro è della Fondazione di Martin Scorsese che
è riuscita nell’intento di far tornare la pellicola restaurata lì dove era stata
presentata nel 1984…allora a Cannes il film fu accolto da una standing ovation
che fece commuovere Sergio Leone.
articolo pubblicato da L'INDIEPENDENTE WEBZINE
Paco
De Renzis
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