domenica 1 gennaio 2012

WALL-E: l'eccezionalità del cinema essenziale sotto forma di cartoon


Riassumere in poche righe la storia raccontata in questo film è abbastanza facile: Wall-E (acronimo di Waste Allocation Load Life Earth-Class, una sorta di netturbino) è l’ultimo robot rimasto sulla Terra, un mondo sommerso dai rifiuti che milioni come lui avrebbero dovuto pulire; ma il programma fallisce e Wall-E si trova da solo ad affrontare questo compito su un pianeta abbandonato dagli esseri umani, trasferiti in una gigantesca nave spaziale che vaga per l’universo; dopo molti anni di solitudine Wall-E incontra Eve (Extra-Terrestrial Vegetation Evaluator, rilevatore di presenza di vegetazione), un robot che arriva sulla Terra inviato dagli umani per un controllo, e se ne innamora; Wall-E non è un film di fantascienza ma una storia d’amore.

La difficoltà, dopo aver riassunto all’osso la vicenda, sta nello spiegare l’essenza, la bellezza di quest’opera: un gioiello d’animazione che riporta il cinema agli albori del muto, che rimanda a mio parere a capolavori come Luci della città di Chaplin.
Per oltre metà pellicola non esistono dialoghi e le uniche voci che si sentono sono quelle delle canzoni che fanno da sottofondo alla quotidianità di Wall-E; il mondo che lui abita con l’unica compagnia di uno scarafaggio è simile a quello di Metropolis di Fritz Lang, con immense montagne di rifiuti al posto delle fabbriche e delle macchine e dei grattacieli.
Favola ecologista ma soprattutto parabola morale e non moralista sulla società moderna, sui falsi predicatori e su un’umanità che va mano mano degenerando affidandosi al Grande Fratello di turno che servendosi del progresso abbindola proponendo facili soluzioni per qualsiasi problema, con il risultato di peggiorare le condizioni generali ripulendo le facciate così che anche chi sta affondando nella sporcizia si possa convincere che le cose siano realmente migliorate.
I riferimenti all’attualità da parte dei creatori di Wall-E non sono per nulla casuali, ed è emblematico pensare come la globalizzazione riesca a farci sentire solidali da un capo all’altro del mondo perché vittime degli stessi identici orrori del potere.

C’è tutto questo nel film della Pixar e anche di più: il produttore John Lasseter e il regista Andrew Stenton hanno lavorato per molti anni a questo progetto perché avevano intenzione di renderlo unico e significativo così come alla fine è venuto fuori…i temi morali che ruotano attorno alle emozioni, una storia d’amore che simboleggia la capacità di cambiare e reagire, emblematicamente la sveglia data agli esseri umani dai robot come a significare che l’umanità sta dormendo mentre c’è qualcuno che la sta portando allo sfascio e la scossa può venire solo da qualcos’altro…e poi come al solito i disegni straordinari, un lavoro meticoloso che grazie ad una nuova tecnologia, PR-Man, regala immagini e scenari sbalorditivi così come le espressioni e i movimenti dei robot che, a parte l’Autopilota che fa il verso ad Hal9000 di 2001:Odissea nello spazio di Kubrick, mostrano una sensibilità incredibile anche sottoforma di macchinari gelidi (spassosa la rivolta delle macchine matte che cita esplicitamente quella del manicomio di Qualcuno volò sul nido del cuculo di Milos Forman).
Wall-E è divertente, emozionante e non poco commovente; ha una solida struttura narrativa introdotta da una prima parte da cinema puro con un solo protagonista sullo schermo, scenari apocalittici, nessun dialogo e sketch geniali simil-keatoniani; la seconda parte mantiene la sua sostanza autoriale strizzando l’occhio al romanticismo con l’entrata in scena dell’altra protagonista e mostrando l’innamoramento non ricambiato di Wall-E; l’epilogo, con l’azione spostata sulla nave spaziale e l’ascolto delle prime voci umane, assume i contorni del film d’avventura con risvolti comici con più di un accenno al Lucas di Guerre stellari, almeno fino a quando la storia d’amore tra i due robot non si palesa e alcuni momenti drammatici determinano l’arrivo di qualche lacrima in sala.
Penso che le voci meccaniche di Wall-E e Eve che pronunciano ognuno il nome dell’altro rimarranno nella Storia del Cinema come quella di E.T. di Spielberg che dice “telefono casa”…anche i film d’animazione possono diventare Gemme di Celluloide.



Pasquale De Renzis

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