mercoledì 28 settembre 2011

Inceneritore di Napoli Est:impatti previsti

Inceneritore di Napoli est: per il TAR niente di irregolare. Ma a chi servirà, nel 2015?
di Franco Ortolani - Ordinario di Geologia, Università di Napoli Federico II

I mass media odierni diffondono la notizia che per il Tar del Lazio non vi sono irregolarità amministrative nella procedura di gara per costruire l’inceneritore di Napoli est, ri-ordinato con la legge n. 1/2011 dopo due anni e mezzo che era già stato ordinato, con grande urgenza ma invano, dal DL 90/08. In base a quanto prescritto dalla legge citata, “l'area, in base alla delibera regionale dello scorso aprile, sarà affidata al soggetto che si aggiudicherà la gara una volta concluse le procedure per l'assegnazione dei lavori.”
Si tenga presente che l’area individuata è ubicata in un sito inquinato di interesse nazionale dove suolo, sottosuolo e acque sotterranee sono inquinati almeno fino a 15 metri di profondità. Il sito deve essere “rinaturalizzato” prima della costruzione dell’impianto per avere la certezza che si non si avvii un impianto, a notevole impatto ambientale, in una zona già inquinata; è ovvio che solo persone molto ingenue o in mala fede possono pensare che si disinquini mentre si costruisce l’impianto. Il territorio circostante l’impianto risentirà effetti positivi o negativi in relazione a quanto si farà nell’area dove dovrebbe sorgere l’inceneritore.
E’ evidente che il Comune di Napoli deve essere certo che i lavori di disinquinamento saranno realizzati seriamente e in modo tale da garantire il totale disinquinamento del sito prescelto. Ma attualmente il Comune di Napoli come fa ad avere la certezza che il disinquinamento sarà eseguito efficacemente in maniera duratura? Tecnici di fiducia assoluta del Comune (non mercenari o aspiranti mercenari) sono presenti nelle strutture ufficiali nelle quali si deve controllare l’efficacia dei lavori di disinquinamento? Se il Comune di Napoli non può controllare direttamente quello che si sta facendo e che si eseguirà non avrà mai la sicurezza che il disinquinamento sia stato operato efficacemente e in maniera duratura. Non potrà fidarsi di certificati di avvenuto disinquinamento rilasciati da tecnici e strutture pubbliche non controllabili al 100%. Un disinquinamento fasullo dell’area dove è previsto l’impianto comprometterebbe l’uso delle aree a valle dove avviene il deflusso delle acque sotterranee.
Già queste considerazioni evidenziano che, come al solito, la scelta del sito in cui realizzare l’impianto a consistente impatto ambientale, è avvenuta senza valutare preventivamente la fattibilità tecnico-economica-ambientale. Come accaduto per la discarica di Chiaiano tecnici mercenari hanno spergiurato che l’impatto ambientale sarebbe stato molto positivo in quanto sarebbe molto migliorata la qualità ambientale dell’area. Non mi meraviglierei di leggere altre dichiarazioni simili per la valutazione d’impatto ambientale dell’inceneritore di Napoli est. Il Comune di Napoli può chiedere che una commissione multidisciplinare a titolo gratuito (non mercenaria) valuti tecnicamente e scientificamente gli studi di impatto ambientale e quanto fatto e previsto per il disinquinamento. Non a fini scandalistici ma per dare garanzie di serietà ai cittadini.
Naturalmente c’è chi dice che De Magistris dopo aver fatto ingenui proclami ("ripulisco Napoli in 5 giorni") non vuole veramente risolvere il problema rifiuti opponendosi all’inceneritore che rientra tra gli impianti usati in ogni parte civile del mondo. E’ da condividere quanto dichiarato da Pasquino, presidente del Consiglio Comunale che pure si è dichiarato contrario alla realizzazione dell’inceneritore di Napoli est, circa la necessità di eliminare gli sprechi ereditati dalle gestioni sindacali precedenti e di migliorare i servizi.
Ragioniamo ora sui dati disponibili circa la produzione e differenziazione dei rifiuti nel Comune di Napoli usando i dati ufficiali della Regione Campania relativi all’anno 2009 quando i rifiuti totali prodotti ammontavano a 560.000 tonnellate di cui 104.000 t differenziati e 455.000 t indifferenziati con una percentuale di raccolta differenziata del 18,56%.
E’ molto difficile, superando correttamente tutti i problemi esistenti nell’area, pensare che prima del 2015 entrerà in funzione l’inceneritore di Napoli est. Per questa data, mantenendo invariato il quantitativo totale di rifiuti comunali, con una percentuale di differenziazione ragionevolmente sostenibile del 50% i rifiuti differenziati ammonteranno a 280.000 tonnellate.
Come è noto, l’inceneritore potrà bruciare 400.000 t di rifiuti all’anno e dovrà farlo a pieno regime, secondo quanto diffuso dalla stampa, fino al 2023 per garantire il rientro delle spese sostenute per la sua costruzione alla società che lo realizzerà, poi dovrà funzionare a pieno regime almeno fino al 2035 per consentire un congruo guadagno grazie al CIP6.
Con il ritmo dell’incremento della differenziazione degli ultimi 3 anni registrato ufficialmente nella Provincia di Napoli, intorno al 2018-2019 si arriverebbe al 70-80 % circa di raccolta differenziata. Se poi si avvia la filiera del riciclo e riutilizzo dei materiali non si avrà nemmeno il differenziato secco da bruciare.
Questa previsione è semplicemente deleteria per le lobbies parassitarie che ormai hanno pianificato un lauto guadagno ventennale: cosa brucerà nell’inceneritore di Napoli Est? O rifiuti importati oppure…si devono tagliare le gambe all’amministrazione De Magistris!  
Tornando all’aspetto ambientale si deve valutare se l’area prescelta senza una trasparente e sostenibile tecnicamente e scientificamente valutazione delle caratteristiche ambientali, sia idonea per ospitare un inceneritore fino al 2035. Ricordiamo che dal 2015 al 2035 l’inceneritore brucerebbe 8.000.000 di tonnellate di rifiuti rilasciando le particelle emesse per via aerea nelle zone circostanti per un volume di almeno 400.000 t (valutando un 5% di polveri emesse). Dove cadranno tali polveri? In relazione ai venti si accumuleranno prevalentemente nell’area urbana compresa tra la Stazione Centrale, Capodichino, Volla, Ponticelli e San Giovanni a Teduccio dove si trova anche l’Ospedale del Mare.
Una volta realizzati tutti gli inceneritori ri-ordinati con la legge n.1/2011, a partire dal 2015 e fino al 2035, circa, dovranno essere smaltiti in discarica circa 20 milioni di tonnellate di rifiuti molto inquinanti prodotti dagli inceneritori.
Se invece la situazione rimane invariata rispetto ad oggi, fino al 2035 si dovranno smaltire in discarica circa 50 milioni di tonnellate di rifiuti.
Se si attuerà una spinta differenziazione e riciclaggio, fino al 2035 si recupereranno:
-circa 1 milione di tonnellate di materiale organico stabilizzato all’anno pari a circa 20 milioni di tonnellate;
-circa 1,5 milioni di tonnellate di materiale riutilizzabile all’anno pari a 30 milioni di tonnellate;
Circa 500.000 tonnellate di rifiuti all’anno andranno smaltiti in discarica pari a circa 10.000.000 di tonnellate, fino al 2035.
Questa filiera è la più conveniente per garantire la sicurezza ambientale e la salute dei cittadini.
Se nel frattempo saranno costruiti gli impianti previsti dalla legge 1/2011 accadrà subito dopo la loro realizzazione che non potranno adeguatamente funzionare bruciando solo i rifiuti campani. Quindi, o si bruceranno in Campania rifiuti importati, o la raccolta differenziata e il riciclaggio verranno boicottati in Campania, altrimenti gli impianti non potranno funzionare a pieno regime causando perdite economiche notevoli per le imprese. Cosa mai vista!
Ormai tutte le persone in buona fede e normalmente mentalmente abili  hanno capito che seguendo un preciso e collaudato copione messo a punto soprattutto negli ultimi 10 anni da una organizzazione bipartisan, multi istituzionale e multi imprenditoriale-finanziaria ben legata da interessi parassitari tesi a usufruire agevolmente del denaro pubblico facendo finta di lavorare per chiudere l’emergenza rifiuti e basandosi soprattutto sulla “ingenuità” o “fessaggine” della maggioranza dei cittadini, da molti mesi i rifiuti sono fatti accumulare lungo le strade come testimonianza di una grave emergenza rifiuti la cui soluzione può avvenire solo con la costruzione di tre nuovi inceneritori e un gassificatore ordinati dalla legge n.1/11. Non è una novità che: grandi opere, grandi appalti, grandi affari. Per chi? Certamente non per i cittadini ma per l’affiatato gruppo bipartisan e “interrazziale” che finora ha lucrato sullo scandalo rifiuti in Campania. Anna Fava su Left del 29 luglio 2011 ha evidenziato che attualmente, secondo i dati ufficiali dell’Ispra, la Campania è al terzo posto tra le regioni che più bruciano rifiuti subito dietro la Lombardia e l’Emilia Romagna. Con l’inceneritore di Napoli est balzerebbe al primo posto.
E’ ora che i cittadini campani comincino a chiedersi: - come mai vengono svenduti il loro territorio e la loro salute; - chi sono gli svenditori e gli interessi di chi fanno; - come mai la legge n. 1 del 2011 ha cancellato la realizzazione di ben quattro discariche (domanda retorica: erano irrealizzabili); - ma se erano irrealizzabili perché 3 anni fa con il DL 90/08 erano state ordinate dal Governo? - per prendere ulteriormente in giro i cittadini campani garantendo loro una perpetua situazione emergenziale e di pre disastro ambientale-sanitario?.
Si dice che Gesù Cristo sia stato svenduto per 30 denari: da gennaio 2011 la svendita della salute dei cittadini napoletani vale circa 400 milioni di euro che saranno pagati dai napoletani stessi per la realizzazione dell’inceneritore di Napoli est. 

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