mercoledì 28 settembre 2011

LUCI DELLA CITTA' - Chaplin e l'essenza del Cinema muto


Gemma indiscussa è un film di Charlie Chaplin del 1931, Luci della città. Realizzato a pochi anni dalla grande rivoluzione che portò nel cinema il sonoro, City Lights (titolo originale) è un film muto accompagnato semplicemente dalla musica creata apposta dallo stesso Chaplin; furono necessari quasi tre anni di lavorazione e centomila metri di pellicola, intere sequenze girate e rigirate perché tutto venisse come lui voleva. Il regista, naturalmente anche protagonista della pellicola, volle dare un segno ineluttabile della sua genialità arrivando a dichiarare con l’avvento del sonoro: “Il silenzio è l’essenza del cinema. Nei miei film non parlo mai. Non credo che la voce possa aggiungere alcunché alle mie commedie” – per lui il parlato avrebbe guastato l’arte più antica del mondo, la pantomima, e difatti nei titoli di testa di Luci della città il film viene presentato come “commedia romantica in pantomima”. Per fortuna la voce in seguito arrivò nel cinema di Chaplin, e con memorabili risultati (Il grande dittatore - Monsieur Verdoux- Luci della ribalta). Alcune tra le scene più significative dell’opera si reggono esclusivamente sull’espressività di Chaplin, sulla sua capacità comunicativa che descrive una situazione con un semplice sguardo o una caduta: le immagini dei primi piani valgono più di mille didascalie e la sua mimica innalza il film a capolavoro assoluto del cinema muto. A cominciare dall’inizio per l’inaugurazione del monumento cittadino, passando per la perfezione simmetrica dell’incontro di pugilato fino al ricevimento in casa del milionario, Luci della città è un susseguirsi di lezioni di comicità che infatti sono state riprese e citate da migliaia di artisti del genere che ancora oggi studiano quella recitazione fisica per cercare di migliorarsi. Tutto il cinema di Chaplin è improntato sulla ricerca di un profondo significato da trasmettere agli spettatori, e come in altre occasioni anche in questo film la volontà di mostrare alcune atroci realtà fa diventare molte delle risate amare: il confronto tra la mesta dignità del povero e la superbia che contraddistingue la ricchezza è impietoso perché il corso delle storia, nonostante la volontà e le buone azioni, non sovverte lo stato delle cose in un buonismo ipocrita e anche il finale, uno dei più emozionanti di tutta la Storia del Cinema, accosta due stati d’animo contrastanti che rendono unico quell’istante in cui si incrociano per la prima volta gli sguardi dei due protagonisti. L’intreccio tragicomico emblema del lavoro di Chaplin, portò un enorme successo a City Lights soprattutto in quel momento storico (anni ’30) che vedeva la società attraversare una pesantissima recessione economica e si sentiva il bisogno di qualcuno che rappresentasse le speranze e le problematiche quotidiane. Oggi i film muti non vanno più di moda, e non è commercialmente conveniente ripresentarli al pubblico, ma per fortuna le gemme come queste sopravvivono anche alla legge del mercato.

Pasquale De Renzis


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